TRADUZIONE E INTERPRETAZIONE DEL FRAMMENTO 159 Cal. DI ALCMANE

 

Alcmane, poeta vissuto nella seconda metà del VII secolo a.C., originario o di Sparta o di Sardi, capitale della Lidia. Di Alcmane si citano spesso i parteni (canti eseguiti da un coro di ragazze vergini in onore di qualche divinità), come per esempio il Partenio del Louvre o il Partenio di Astimelusa. Interessanti però son anche le suggestioni della natura presenti in Alcmane e in particolare nel frammento 159 Cal., nel frammento 125 Cal, ma anche nel frammento 90 Cal.

Il frammento 159 Cal. in traduzione dice così:

Ed ecco che le cime dei monti e le gole,

i colli e i burroni,

e quante famiglie di rettili la nera terra allatta,

le fiere cittadine dei monti e delle api le famiglie

e i mostri degli abissi dell’estuoso mar

tutti dormono;

anche degli uccelli le dinastie, dalle ali ampie

dormono.

Dal punto di vista fonetico la poesia “La mia sera” di Giovanni Pascoli ricorda in alcuni punti il dormono di Alcmane:

Don... Don... E mi dicono, Dormi!

mi cantano, Dormi! sussurrano,

Dormi! bisbigliano, Dormi!

Invece da un punto di vista contenutistico Alcmane fa una catabasi perché inizialmente descrive le cose che vede, poi le cose che non vede ma sa che esistono e cioè i rettili nella nera terra fino ad arrivare all’immaginazione delle cose sconosciute e cioè fino ad arrivare all’inconscio, così potrebbero esser lette in chiave moderna le parole “mostri degli abissi dell’estuoso mar”: i mostri, le paure presenti nel profondo del nostro cuore. Quindi la descrizione della natura è instrumentum per la comprensione delle paure dell’io. Il poeta non si ferma però a una semplice catabasi ma riesce, proprio grazie al potere soterico della poesia, a risalire compiendo un’anabasi (nella poesia sono i versi “e dormono anche le dinastie degli uccelli dalle ali ampie”) e quest’anabasi è permeata di speranza perché gli uccelli son visti dalle ampie ali, gli uccelli che possono ancora volare verso l’orizzonte.

La poetessa Saffo nata tra il 640-630 a.C. nel frammento 168b V. dice:

Tramontata è la luna

e le Pleiadi a mezzo della notte;

anche giovinezza già dilegua,

e ora nel mio letto resto sola.

(Traduzione di S. Quasimodo)

Rispetto ad Alcmane il quadro che Saffo mostra è un quadro mesto: la luna è ormai tramontata e le Pleiadi non riescono a far sì che la giovinezza non sfugga alla povera donna, i cui amori esulcerano l’animo.

Per concludere un ultimo riferimento alla notte con la poesia “Lampi” di Antonia Pozzi (1912-1938):

Stanotte un sussultante cielo

malato di nuvole nere

acuisce a sprazzi vividi

il mio desiderio insonne

e lo fa duro e lucente

come una lama d’acciaio.

Ritorna il tema saffico dell’amore non presente coniugato -nella poesia della Pozzi- con il pensiero di speranza di Alcmane: il cielo serve a far in modo che il suo desiderio d’amore perduri nel tempo e porti speranza.

Elena Denisa Alexandru 2C