VITA FUGIT SICUT UMBRA

 

Il Tempo se ne stava lì, a trastullarsi mentre guardava il piccolo Neonato venire al mondo, tra grida di dolore e sofferenza e il forte odore della fatica sulla pelle tremante dell’esile donna. Il primo atto del Fanciullo, un pianto animalesco che ne confermava la vita, segnalava l’istante preciso in cui il Tempo doveva iniziare il suo lavoro: da quel momento in poi, avrebbe seguito il giovane sempre, finché di tempo ne sarebbe rimasto.

Quest’ultimo seguiva il Giovane ovunque, lo vedeva fare le sue prime esperienze, i suoi primi errori. Il tempo era con il Fanciullo come un’integerrima madre. Ed è così che questo ammira il suo piccolo fanciullo crescere finché poi, così piccolo non è più. Con il crescere arrivano le emozioni incresciose quelle che sovrastano con la loro passione: insicurezza, tristezza, amore prendono e strattonano il Giovane davanti agli occhi impotenti del Tempo. E fu così che questo si ritrovò ad osservare, dall’alto, un evento comune a tutti gli esseri umani e che tuttavia, ci illude, con la sua dolcezza, della sua straordinarietà.

Il Ragazzo si è innamorato. Impara i primi baci, il sapore delle carezze che non siano materne, gli errori, le gelosie, la rabbia, l’incredulità, la solitudine. Con quale fervore esterni questi fardelli! E non ce la facevi, non li sopportavi. Dunque il Tempo, preso da uno spirito di maternità quasi surreale, gli si avvicino per la prima volta.

“Mio piccolo fanciullo, cosa ti prende?”

“Tempo. Spiegami che significato hanno queste emozioni. Alla fine di tutto è la tua presenza che dà valore…no, forse più che la tua presenza, l’avvicinarsi imminente della tua fredda assenza. Spiegami perché le emozioni adesso sono così momentanee. Che valore ha essere giovani e liberi se ciò che poi ci mancherà è ora la nostra condanna?” disse il Ragazzo con cuore affranto. Il Tempo lo guardò con pietà.

“Non sei il primo essere umano, il primo Ragazzo, a farsi queste domande, né sarai l’ultimo”. Il Fanciullo lo guardò con sguardo incerto ma si sedette per terra, pronto ad ascoltare le profezie passate della divinità.

“un tempo ci fu un giovane che vagava per il mondo. Il suo sovrano, un re di una terra dell’est, stava morendo molto lentamente. Il re era amatissimo dal popolo, la sua terra era estremamente ricca e aveva una moglie saggia e bella che lo amava. Nonostante ciò il re era estremamente infelice.

-Che valore hanno queste cose quando lo spettro della Morte mi osserva dalla finestra, proteggendo le immense terre che possiedo dal mio sguardo morente? Che valore ha la mano ingioiellata della mia cara moglie sul mio petto, che faticosamente si innalza e si abbassa? Per questo mio caro soldato ti chiedo un favore: vai! Viaggia verso ovest e arriva alle colonne d’Ercole, cerca la ninfa Calipso dell’isola d’Ogigia, ella offrì il dono dell’immortalità ad un eroe e lui ebbe il coraggio di rifiutare! Ma io non sono tanto sciocco. Vai soldato, trovala e ti ricoprirò d’oro- ordinò il sovrano e poi si coricò, stanco.

Per questo il giovane soldato si trovava a viaggiare, aveva già attraversato il Sahara ma ci aveva impiegato così tanto tempo che non sapeva più che giorno o che ora fosse. Mentre camminava lungo le coste di chissà quale terra incontrò un uomo. Era il primo che vedeva da quando era partito, per cui lo fermò:

-Chi sei? -chiese il giovane -Sono un uomo perso…forse non sono più neanche un uomo. Il mio nome, che tengo stretto a me come fosse un’ancora, è Mimnermo. Tu piuttosto che ci fai lungo queste coste che portano a terre in cui alcun uomo deve mettere piede?” chiese il vecchio uomo su cui i mantelli impedivano a fatica la visuale di un corpo rattrappito. -Cerco la fonte dell’immortalità, dell’eterna giovinezza, per il mio sovrano-.

Il vecchio tremò leggermente scosso da un improvviso riso:

-l’eterna giovinezza eh? Sappi caro mio giovane soldato che il tuo sovrano ti ha chiesto l’impossibile! Non c’è giovinezza, non c’è giovane, senza tempo. La Natura lo impedisce. Secondo te perché mio caro? Perché la Giovinezza non è un tempo, è un pensiero, un’anima fanciulla e curiosa che deve svanire. La giovinezza è un piacere Ciò che il tuo sovrano cerca è una via di fuga dal tempo che si spoglia delle vesti di Madre e Legge e indossa quelli da Giudice e Bilancia. Ha visto che quel sospiro di vento che lo ha sempre accompagnato e influenzato nelle scelte lentamente ha smesso di essere così favorevole: come una barca a vela il Sovrano cavalcava le indomite onde ma improvvisamente il vento calò e la barca iniziò a rallentare e le onde, di risentimenti e rimorsi, a sopraffarlo. Ciò che il tuo sovrano e molti come lui cercano è la reminiscenza di quell’anima decaduta per lasciar posto alla Vecchiaia, dea meravigliosa rinnegata timorosamente da tutti. Ebbene anche io una volta fui decantatore della Giovinezza passeggera, ladra di stelle comete, e accusatore della Vecchiaia; mi andai a consultare con la Pizia ed ella mi sfidò. Mi sfidò a venire ad Ogigia e a ricevere il dono dell’immortalità. Mi sfidò a non pentirmi. E fu così che persi. E non solo questo, persi anche me stesso alla ricerca di una gioventù senza bellezza. Di una gioventù che avevo perso dal momento in cui avevo iniziato ad imparare dai miei errori e quindi a crescere. Torna dal tuo sovrano e uccidilo senza troppo timore, solo così avrà il suo desiderio esaudito-“

Detto questo il Tempo guardò il Giovane che con occhi ancora infuocati fissava il suolo pensieroso. “Ogni cosa a suo tempo e se si vuole superare questo limite, la morte o la dannazione sono la strada” proclamò il Tempo.

“Ancora non capisco: perché? Anche tu smetterai di accompagnarmi? Perché saresti tanto crudele? Questa scalata la fece anche Il Poeta in quella sua commedia. Ma alla fine del percorso la guida, Virgilio, non divenne parte di una giuria. Anzi! Non ci fu giuria ad aspettarlo!”

“Vedi“ rispose il Tempo “il percorso che fece quell’uomo fu un percorso unico, poiché non fu un arrivare alla fine, ma un arrivare ad un nuovo inizio, un inizio migliore, più saggio e cosciente di sé. Se lo vuoi, anche questo può essere il tuo percorso, se decidi di considerarlo in tal modo”

“Capisco ciò che mi dici, ma allora perché il giovane soldato, per realizzare il desiderio del re, doveva ucciderlo?”

“Poiché, caro mio giovane, come l’anziano Simonide VII ci spiega con parole suonate di esperienza, “ai presenti diletti la breve età commetti”: il sovrano collegava la sua concezione di giovinezza ai piaceri momentanei e leggiadri, quei momenti di intensità quasi agghiacciante che durano meno di un sospiro. Il re doveva raggiungere il regno dei morti e iniziare il suo di percorso per arrivare ad un nuovo inizio.

Gli antichi non si sbagliavano quando dicevano: vita fugit sicut umbra”

Caterina Gregori 2B